Galeotta fu quella chiacchierata che mi mise in testa di correre la mia prima 21km. Era il lontano (si fa per dire) 2015 e tra una chiacchiera e l’altra sul tapis roulant in palestra, mentre percorrevo i miei soliti 10km, qualcuno mi disse “perché non provi ad aumentare un po’ il kilometraggio e correre una mezza?” 10km erano già miei, in fondo avrei dovuto aggiungere “solo” altri 11km 195m. Mi convinsi, e dopo una preparazione durata 8 settimane portai a termine la mia prima mezza maratona: la Stramilano. Non ci sono che bei ricordi legati a quella prima esperienza, quasi tutti legati al Parco di Monza, scenario dei miei allenamenti.
Da sprovveduta com’ero il primo passo fu attrezzarmi: e fu subito caccia ad abbigliamento tecnico, scarpe e gps. Le mie prime scarpe da running ufficiali che mi hanno accompagnato nell’ingresso del mondo del running furono le Asics Gel Nimbus 16: si tratta (come in tanti già saprete) di una scarpa neutra con una buona ammortizzazione, consigliatami dopo aver effettuato il test d’appoggio in un centro running
specializzato.
È stato importante armarmi anche di maglie termiche a manica lunga e una fascia/cappellino per coprire le orecchie e poter affrontare l’inverno brianzolo: non si può pretendere di allenarsi con felpe imbottite e cappellino di pile, si finirebbe per ottenere solo l’effetto sauna e una sensazione di totale insofferenza. Mancava solo ancora un accessorio all’appello, di cui ho ignorato l’esistenza fin quando non mi è stato detto “maaa ‘ndo vaaai se il gps non ce l’hai”. Non che sia assolutamente indispensabile, si può ovviamente correre anche senza o utilizzando una delle tante app del mondo running (io personalmente ho sempre usato Runtastic), ma è superfluo dire che se si desidera fare degli allenamenti in cui si hanno parametri da seguire, un gps è fortemente consigliabile. Il mondo dei gps è vario e articolato e, come nel caso delle scarpe, mi sono fatta consigliare da chi ne sapeva più di me: ed ecco che arriva lui, Forerunner 15 di Garmin, un orologio semplice, non eccessivamente dispendioso né complicato da utilizzare, perfetto per una “matricola” come me. A quel punto non mi restava altro che… correre! Ho scoperto l’importanza del differenziare gli allenamenti per stimolare il corpo a sforzi diversi: e così arrivarono le prime ripetute, i fondi progressivi e gli immancabili lunghi. Seguivo gli allenamenti segnati sulla mia tabella in maniera certosina, nulla poteva distrarmi dal mio obbiettivo. E in men che non si dica è arrivato il giorno della gara (e la sveglia che non è suonata XD).
Nonostante tutto sono arrivata in griglia di partenza in perfetto orario, pronta ad accendere i motori. La Stramilano dei 21.195km parte in coda alla strapopolare Stramilano dei 10km, quindi intorno alle 11, decisamente tardi se si considera che le partenze delle altre gare si aggirano tra le 8:30 e le 9:30. Ricordo che faceva particolarmente caldo, ed essendomi allenata con un clima più fresco ne ho un po’ risentito, ma a rinvigorirmi e a darmi sollievo ci hanno pensato i ristori e gli spugnaggi lungo il percorso. Correre in mezzo alle strade di Milano mi è sempre piaciuto, anche quando gli anni addietro ho partecipato alla Stramilano dei 10km, mi ha sempre dato quel senso di spensieratezza e libertà senza paragoni. All’arrivo c’erano i numerosissimi volontari pronti a congratularsi e a porgermi la mia prima medaglia, la prima di una lunga serie. Un’esperienza indimenticabile, perché il primo amore non si scorda mai!