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30km dei Portici &update

Città nuova, divisa nuova, compagnia di sempre. Anch’io sono la stessa di sempre, con una maratona in preparazione e un bicchiere che cerco di vedere sempre mezzo pieno, nonostante tutto.

Ho sfruttato il weekend della Bologna Marathon per programmare una long run in vista della Milano Marathon del 6 aprile su un percorso che non fosse sempre quello del Parco di Monza o di Sempioneland, come piace definire a me e agli amici milanesi Parco Sempione. La 30km dei Portici è stato il primo vero lungo di questa preparazione, affrontato con cazzimma ma al tempo stesso con quel filo di insicurezza che mi contraddistingue quando c’è in gioco qualcosa a cui tengo, a cui mi sto dedicando con passione e metodologia. Perché anche quando sto bene non voglio mai dirlo a voce troppo alta, perché non si sa mai. La sfiga ci sente molto bene (beata lei!)

Il mio compito a Bologna era di mantenere per tutto il percorso un ritmo costante che si avvicinasse al mio ritmo maratona o che fosse di poco superiore (indicativamente 4’30”/35” al km). Questo doveva matchare con l’altro compito che ho spartito con Paul e il capitano: “scortare” Pippo nella prima parte della sua maratona e aiutarlo a fare il passo finché le nostre strade non si sarebbero divise. Pippo è un “pennellone” come lo chiama il capitano, un ragazzo magro e molto alto, che dovrebbe trovare qualcuno alto tanto quanto lui per poter sfruttare la scia. Di certo Paul ed io non eravamo le persone più adatte per questo compito, ma ci siamo comunque messi davanti a dettare il passo per poter dare il nostro contributo.

Dopo un sabato di pioggia trascorso tra il ritiro dei pettorali e quattro chiacchiere sul palco con Fabio e Veronica che mi ha incastrato in una sfida di plank a tradimento, la domenica mattina ci siamo svegliati con una perfetta giornata di primavera.

Non eravamo per nulla appesantiti dalla cena reale della sera prima fatta in un locale sorprendente (È cucina Leopardi) dove ci siamo fatti prendere in simpatia da uno dei camerieri che ci ha confessato avrebbe corso anche lui. Una scena vissuta almeno un milione di volte, ma ogni volta mi stupisco di come cadano facilmente e velocemente le barriere che fino a poco prima avevano separato due perfetti sconosciuti nello scoprire di condividere la stessa passione: quella per la corsa. Si crea un sentimento di fratellanza e sorellanza che ti avvicina emotivamente all’altra persona, a cui inizi a rivolgerti come se fosse da sempre tua amica. Non ricordo il nome del cameriere ma spero davvero che si sia “mangiato” quei suoi primi 30km, nonostante quel po’ di congestione che lo preoccupava il sabato sera.

La partenza è stata tra le più puntuali di sempre: alle 9:20 abbiamo iniziato a correre. Nonostante si respirasse aria di primavera io pativo quella leggera ma fastidiosa brezza di fine inverno, motivo per cui ho indossato una maglietta termica sotto la mia canotta rosso fuoco Monza Marathon Team con cui ho debuttato in società per le strade di Bologna. Un paio di guantini leggeri mi ha tenuto compagnia per i primi chilometri perché non sopporto di avere le mani fredde. Quando non mi sarebbero più serviti li avrei incastrati in qualche tasca dei miei pantaloncini, facendo attenzione a non perderli nel prendere i gel Maurten. Per questa gara ho portato con me 4 Gel 160 e 2 Gel 100 Caff. Un gel con caffeina l’ho preso a pochi minuti della partenza mentre gli altri li ho presi ogni 6km circa.

Abbiamo girato nel centro cittadino in lungo e in largo, gestendo il ritmo per cercare di mantenerlo quanto più possibile regolare nonostante l’irregolarità del percorso a cui siamo arrivati psicologicamente pronti. Così com’è successo durante la maratona di Malaga non ho accusato i leggeri sali e scendi, che gestisco accorciando leggermente il passo senza modificare la cadenza dei miei passi e del mio respiro. È una tecnica che funziona, non mi fa andare in affanno e soprattutto non mi fa sprecare energie preziose.

Come “dei trattori” abbiamo proseguito mantenendo la stessa andatura e la stessa formazione della partenza, raggiungendo e superando il pacer delle 2h15’. Pippo seguiva me e Paul senza batter ciglio mentre il capitano ha deciso di stupire tutti tirando fuori il cellulare per immortalare il momento in un video: una mossa più da me che da lui, ma questi sono i risultati di come si diventa andando con lo zoppo (cioè frequentando me!).

Mentre correvo a Bologna mi sentivo bene, come se ogni fastidio fisico che mi aveva accompagnato fino al giorno prima si fosse messo da parte per farmi godere la giornata e darmi dimostrazione del fatto che la strada che ho imboccato con il mio coach, sempre lui, Matteo, per gli amici il Bovi (fa Bovienzo di cognome) è quella giusta.

Al venticinquesimo chilometro è arrivato il momento dei saluti. Filippo avrebbe proseguito da solo sul percorso della maratona, per ricongiungersi a noi a impresa conclusa, con un personal best sub 3h10 diventando automaticamente l’uomo da raggiungere. Ho volutamente scritto da raggiungere e non da battere, perché al nostro livello di competizione non ci sono vincitori né vinti, ci sono solo amici da prendere ad esempio con cui cercare di spronarsi per fare sempre meglio. C’è sempre l’aspetto della sfida, ma non per sopraffare, quanto per stimolarsi sempre l’un l’altra.

Ho corso gli ultimi 5km con Paul che si è automaticamente trasformato nella mia lepre (uomo da sub 3h in maratona per darvi un’idea del soggetto). Ripercorrere il sottopassaggio iniziale al 28° chilometro circa non è stato simpatico ma ho cercato di stringere i denti e resistere. Mentre io rantolavo Paul mi parlava tranquillamente in modalità Cicerone indicando a destra e sinistra posti in cui eravamo stati il giorno prima. Fortunatamente in una delle ultime curve ho incontrato Bria con altri local che muniti di megafono mi hanno dato quel po’ di carica che mi mancava per affrontare l’ultimo chilometro.

Tagliando la linea del traguardo mi sono sentita come Forrest Gump al termine della sua lunga corsa, “un po’ stanchina” ma soddisfatta del buon allenamento fatto: 30km in 2h13’20” a un ritmo medio di 4’25” al km. Meglio del previsto con un 2° posto di categoria non preventivato. Con la medaglia al collo mi sono allontanata dandomi un’immaginaria pacca sulla spalla.

In tutte le gare che corro c’è sempre un dettaglio che cattura la mia attenzione senza una vera e propria ragione: questa volta è stata una canzone suonata da una banda posizionata non molto lontana dall’arrivo. Mi hanno accompagnato al traguardo sulle note de La vita è bella, la colonna sonora dell’omonimo film di Benigni.

Non credo alla casualità ma credo nel destino: quella canzone forse voleva ricordarmi di fare tesoro di quell’ennesima esperienza, sia a livello sportivo che umano. La vita è bella quando trascorri un weekend insieme agli amici, corri e poi brindi ai risultati di ciascuno, davanti a un buon bicchiere di vino e un piatto di tagliatelle al friggione. Alla nostra!

P.S. Un grazie speciale a tutta l’organizzazione della Bologna Marathon per la calorosa accoglienza e il bellissimo weekend, all’insegna della corsa e, come sempre, dell’amicizia.

Foto credits FotoRavennaClaudio Greinschgl

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Maratona di Malaga

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