Esistono tante buone ragioni per iniziare ad andare in bici. Ma ne esistono altrettante per non farlo. Spesso si associa l’andare in bici alla fatica. “Se non avessi voluto fare fatica non saresti salita in sella ad una bici”. E fino a qui siamo tutti d’accordo. Andare in bici è faticoso. Tuttavia la fatica arriva solo in un secondo momento. Le ragioni per cui dopo una prima ondata di entusiasmo si potrebbe decidere di lasciar perdere l’idea di iniziare un percorso sulle due ruote sono molte altre.
Ho pensato di raccogliere quelle che all’inizio hanno cercato di insinuarsi nella mia mente, nel tentativo di sabotare la mia voglia di iniziare. Il ciclismo è uno sport di m***a. È questa la frase che vi sentirete più spesso ripetere. Tanto vale arrivare preparati.
Sotto ogni punto ho inserito un nota bene per ricordarvi (e ricordarmi) che tutto assume un carattere diverso se guardato da un’altra prospettiva.
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L’investimento economico: parte 1
Carta alla mano. Pronti a strisciarla. L’investimento iniziale non è banale. Che si opti per una bici da corsa nuova o usata, serviranno alcune centinaia, o migliaia, di euro. Dipende da quanto si è disposti a spendere per uno strumento con cui non sappiamo ancora se scatterà la scintilla. I più fortunati avranno la possibilità di fare una prima esperienza sfruttando una bici in prestito per esempio, ricevuta da un amico o un parente. Sta a ognuno di noi fare le proprie valutazioni.
N.B. Se scatterà l’amore sarete disposti a fare “carte false” per avere la bici più bella sulla faccia della terra. Vorrete delle gomme nuove ultra leggere, una sella super confortevole. In altre parole non baderete a costi. O quasi.
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L’investimento economico: parte 2
Oltre alla bici bisogna procurarsi l’abbigliamento adeguato, che d’estate consiste in un buon pantaloncino/salopette (detta bib short) e una maglia tecnica. Per l’inverno servirà giusto qualche capo in più: intimo termico, jersey a manica lunga, gilet, k-way, giacca, buffer, sottocasco, guanti, copriscarpe, calze in lana merinos… e un armadio nuovo!
Non dimentichiamoci del casco e degli occhiali, oltre che delle scarpe. Ciclocomputer e sensori vari (cadenza, velocità, potenza) li lasciamo ai più imbruttiti. Almeno per ora.
N.B. Un armadio nuovo mettetelo comunque in conto, perché nel caso abbiate preso gusto a pedalare, non vi accontenterete più di un solo completino. Le maglie, le giacche, i completi non saranno mai abbastanza, e cercherete sempre i capi e gli accessori delle tonalità che si abbinino perfettamente con i colori del telaio della vostra bici.
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Partire da zero
Dovrete imparare ad agganciare e sganciare, per tempo, le tacchette ai pedali. Pena cadrete per terra come delle pere. In questo vi auguro di avere accanto un amico che attutisca le vostre cadute come è successo per la sottoscritta. Le prime volte potrebbe accadere molto probabilmente fermi a un semaforo, o a uno stop, o anche davanti casa. Una volta partiti scordatevi come guidavate fieri la vostra Graziella, perché ora dovrete assumere una posizione tutt’altro che naturale, chinati sul manubrio che scoprirete di poter impugnare in ben tre modi diversi. A meno che non intendiate andare senza mani.
N.B. Ricordate quando da bambini dovevate imparare ad andare in bicicletta? E quando dovevate prendere la patente? Non avreste mai immaginato di pedalare senza pensare di dover stare in equilibrio piuttosto che guidare senza dovervi preoccupare di schiacciare la frizione per cambiare la marcia. Sono automatismi che avete, abbiamo, acquisito con la pratica, che sono arrivati con il tempo. Perché non dovrebbe accadere anche questa volta?
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Studiare
Il ciclismo usa una lingua autonoma, fatta di un ricco vocabolario composto da termini tecnici accompagnati da un gergo specifico. Sentirete parlare di corona, pacco pignoni, movimento centrale, deragliatore, senza sapere esattamente a quale parte della vostra bici si riferiscano. Mentre pedalerete i vostri compagni di uscita, o gregari, vi faranno segnali e gesti strani con le mani, vi diranno cose come “stai in scia, scendi/sali di un dente, usa il rapporto duro/agile” e non coglieranno il vuoto che vi si dipingerà negli occhi non capendo cosa vi stiano suggerendo. Morale: preparatevi a prendere appunti on-the-go. Perché non esiste un manuale del buon ciclista, l’esperienza si fa su strada. Così mi hanno detto, e così è stato per me. Anche se io non ho ancora smesso di studiare.
N.B. L’errore più grande che si possa commettere è non chiedere, domandare, farsi ripetere delle parole o dei concetti per il timore di sentirsi ignoranti agli occhi degli altri. Che male c’è ad ammettere di non sapere qualcosa? Riconoscere questo sarà il primo vero passo verso una nuova conoscenza.
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Fattore rischio (sempre presente)
Pedalerete su strade in cui non sarete soli. Automobili, camion e moto vi sfrecceranno accanto, vi sorpasseranno a un dito dal vostro manubrio, svolteranno senza mettere la freccia fregandosene della vostra presenza. Non è la regola, ma sono episodi che accadono frequentemente ed è bene prenderne subito coscienza per imparare a fronteggiarli con tempismo e prontezza. Il ciclismo è uno sport pericoloso, punto. Bisogna sempre tenere gli occhi bene aperti, non si può mai abbassare la guardia. Una distrazione, un ostacolo improvviso, una brutta frenata su una strada bagnata. Il rischio di farsi male c’è, ed è praticamente sempre presente.
N.B. Decidere di vivere è di per sé un rischio, che corriamo ogni giorno. Rischiamo con le scelte che facciamo, con le cose che diciamo, con le azioni che compiamo. Andare in bicicletta è un rischio in più che si aggiunge alla lista. Decidere di andare in bici vi farà correre un grosso rischio: quello di essere felici!