Condivìdere. Dividere, spartire, avere in comune con altri.
Oggigiorno si parla continuamente di condivisione: esperienze, stati d’animo, pensieri, parole, e non solo. Ci sentiamo quasi in dovere di condividere ogni aspetto della nostra quotidianità con il mondo che ci circonda. Ma c’è qualcosa che custodiamo gelosamente: un’idea, un progetto che vogliamo tenere solo per noi.
“Il mio tesssoro”
Siamo così concentrati su noi stessi che non ci rendiamo conto di quanto quella nostra idea o intuizione potrebbe fare del bene se condivisa. Potrebbe essere per certi aspetti una mossa svantaggiosa. Ma svantaggiosa per chi? Difendiamo con le unghie e con i denti i nostri interessi. Ma chi si prende la briga di difendere gli interessi del pianeta dove viviamo?
Sostenibilità, sprechi, riciclo. Sono parole da cui veniamo bombardati ormai da diverso tempo e che abbracciano un po’ tutti i settori, come per esempio quello tessile. Per essere al passo con i tempi i brand stanno presentando capi o addirittura intere collezioni eco friendly. Ma ce n’è una che ha fatto di più. Molto di più.
Houdini ha messo a disposizione di chiunque lo desideri tutte le informazioni, dalla scheda tecnica alle scelte legate alla progettazione, del capo al quale è legato il progetto Mono Air: si tratta della giacca Mono Air Houdi.
Sul sito sono scaricabili i dettagli sulle componenti del capo, le stampe, gli approfondimenti sulla tecnologia del tessuto.
Perché fare tutto questo? Qual è la mission del brand?
Non ho potuto evitare di pormi questa domanda. Questa giacca è portavoce di un progetto con cui Houdini auspica di influenzare l’industria tessile orientandola verso una moda circolare. Alla base di tutto cosa c’è? La condivisione. Ma dato che “le cose non si fanno mai da soli” è importante ci sia la collaborazione nella filiera tessile e più in generale in tutti i settori coinvolti.
L’intento del brand outdoor è di ridurre al minimo gli sprechi, in un’ottica waste free, cercando di trasformare in realtà la possibilità di vivere in un mondo in cui non ci si dovrà preoccupare dell’impatto negativo che le nostre esperienza avranno sull’ambiente.
“Affrontiamo tutti gli stessi problemi legati alla progettazione e alla produzione non sostenibile, quindi perché non condividere soluzioni per far fronte alla questione? Un capo non risolverà di certo il problema, ma speriamo che contribuisca nel suo piccolo a velocizzare i ritmi dell’innovazione e, magari, a innescare un cambiamento anche al di fuori dell’industria tessile”
Queste le parole di Eva Karlsson, CEO di Houdini, una donna che ha avuto il coraggio di aprire gli occhi, fronteggiare un problema noto a tutti ma evitato da tanti, perché scomodo, e si è affacciata al cambiamento.
Per la realizzazione della giacca Mono Air Houdi, Houdini si è affidata a Polartec, leader nella produzione di soluzioni tessili innovative ma soprattutto sostenibili. Il tessuto con cui è stata realizzata la giacca è il Power Air, un materiale riciclato e a sua volta riciclabile, progettato per ridurre la dispersione delle microfibre (fino all’80% rispetto ai pile tradizionali). In altre parole, avanguardia.
Si tratta di un progetto all’avanguardia perché l’obiettivo non è quello di creare una serie di capi fini a sé stessi, ma di trasmettere il lavoro alla base della realizzazione come punto di inizio dal quale poter partire per lo sviluppo di nuove innovazioni e prodotti. Questo significa inseguire la circolarità nel settore moda.
La giacca Mono Air Houdi non si limita ad essere un capo sostenibile in grado di garantire comunque elevate performance. È il simbolo di una rivoluzione. Più sostenitori ci saranno, che si tratti di un piccolo designer o di un brand internazionale, più nuovi progressi circolari potranno nascere nel settore tessile. Quello sarà il segnale più evidente a dimostrazione del fatto che è questa la strada giusta da seguire.