BlogGareMaratona

Maratona di Malaga

Inizio l’anno scrivendo di com’è finito il precedente, con la maratona di Malaga che è stato l’ultimo appuntamento importante del mio 2024 sportivo. Una maratona che non era nemmeno in programma. Inizialmente mi ero iscritta alla 21km perché il viaggio in terra spagnola doveva essere per di più di piacere, per condividere un weekend fuori porta con il mio storico gruppo di amici della corsa. Avrebbero partecipato tutti alla maratona, eccetto la sottoscritta. Nel momento dell’iscrizione ho pensato di non avere la testa per correre per il secondo anno consecutivo due maratone nella stessa stagione, a distanza di circa due mesi l’una dall’altra. Nel 2023 ho corso la maratona di Berlino e poi quella di Valencia, a cui sono arrivata al limite del carico mentale che potevo sopportare. Ero stanca e sentivo di aver bisogno di staccare e riposare.

Poi qualcosa è cambiato. Non so spiegare esattamente cosa. Spinta forse dall’entusiasmo dei miei ex compagni di squadra del De Ran Club ho mandato una mail all’organizzazione chiedendo di convertire la mia iscrizione dalla mezza maratona alla maratona.

Non mi sono posta un obiettivo preciso da inseguire. Le settimane tra Chicago e Malaga sono state per lo più di mantenimento, terminando con un lunghissimo da 37km che ho esplicitamente richiesto io a Matteo. Mi serviva per ricordare alla testa, più che alle gambe, le sensazioni di quando si supera una determinata distanza e capire quindi la strategia migliore per gestire un eventuale momento di difficoltà. Ogni preparazione è diversa, così come lo è ogni gara, quindi la strategia deve adattarsi di conseguenza. Dovevo sapere come impostare il dialogo interiore per convincermi a resistere qualora fossi stata in deficit energetico, nel momento in cui avessi sentito le gambe svuotarsi e il respiro farsi sempre più affannato.

L’avvicinamento a Malaga è andato bene e tutto è filato liscio. L’umore era alto e tutto sembrava essere filato per il verso giusto. La condizione c’era, ma nè io né Matteo riuscivamo a prevedere un risultato, nemmeno ipotetico. Non restava che andarci e vedere cosa sarebbe successo.

Alla domanda “come ti senti?” ho risposto “presa bene!”. Sentivo di avere la testa sulle spalle e le gambe piene. Me la volevo giocare ma senza fare previsioni.

Non mi aspettavo di trovare un percorso facile, sicuramente non piatto come Chicago. Ma la cosa non mi preoccupava. Sapevo che gli allenamenti nel parco di Monza, con i suoi vialoni in falso piano, avrebbero dato i loro frutti. Aver condiviso i primi chilometri con una parte del mio gruppo di amici mi è stato sicuramente d’aiuto, così come lo è stato aver corso quei primi chilometri in buona parte vista mare. Siamo passati nella zona del porto dove ero andata a correre il giorno precedente, per l’ormai consueta shakeout run pre gara.

Con il capitano, Filo e Juri ci siamo aiutati a dare il ritmo e abbiamo scambiato qualche parola, poche ma quelle giuste. Così per i primi 21km. L’andatura era un po’ più sostenuta di quanto avevamo inizialmente pattuito, ma quello che ho detto ai miei amici mentre correvamo è stato di ascoltare sé stessi piuttosto che basarsi sui numeri riportati dal Garmin ad ogni lap. Come a dire di correre più a sensazione e dosarsi in base a come ci si sentiva, cercando di gestirsi senza esagerare. In questo l’esperienza della Filippide credo che mi sia stata davvero preziosa.

Durante la gara ho seguito la stessa identica strategia di integrazione di Chicago. Stesso discorso sull’alimentazione il giorno prima della gara: se riso in bianco, tofu e patate bollite erano state una buona combo non vedevo il motivo per non replicare anche a Malaga. Ed effettivamente non c’è stato un momento in cui abbia sentito di avere un deficit durante la gara, né fisico né mentale.

La seconda parte di percorso è stata tosta per via del continuo susseguirsi di cavalcavia e sottopassaggi killer. Continuavo a ripetermi di tenere duro in quei tratti, cercavo di mantenere il respiro costante, accorciare il passo senza alterare l’andatura. Non sono solita fare calcoli mentre corro, odio fare i conti, mi regolo a spanne. Il passaggio dentro allo stadio di atletica è stato molto galvanizzante, così come lo è stato trovare poco dopo il tifo inaspettato di alcuni amici lungo il percorso.

La lucidità mentale che mi era mancata a fine 2023 per affrontare la gara l’ho avuta per affrontare la maratona di Malaga. Ero presente, perfettamente cosciente e consapevole di ogni singola parte del mio corpo. Le piante dei piedi e i quadricipiti che sul finale della maratona di Chicago avevano iniziato a urlare sono rimasti in silenzio mentre continuavano a fare il loro. Imboccata Calle Márques de Larios, il viale addobbato a festa per il Natale con le installazioni luminose più scenografiche che abbia mai visto, sapevo di essere a due passi dall’arrivo. Fatta l’ultima curva a sinistra il traguardo era in traiettoria.

Le smorfie sul mio viso erano la chiara espressione dello sforzo a cui stavo cercando di resistere. Sostenuta dal tifo delle persone, almeno in queste ultime centinaia di metri finali visto che sul percorso è scarseggiato il sostegno del pubblico, mi son fatta trasportare fino alla fine, sapendo che ogni secondo avrebbe potuto fare la differenza sul risultato.

Ho passato il traguardo, stoppato l’orologio guardandolo di sfuggita e poi mi sono accasciata a terra. Nessun pianto, solo un mix di sensazioni, su cui ha prevalso la felicità per aver limato altri quasi 3’ dal mio ultimo personale, stabilito solo due mesi prima. Per il secondo anno consecutivo ho corso due maratone a distanza di un paio di mesi migliorando il tempo in ciascuna prova.

2023

24/09 maratona di Berlino 3h21’44”

03/12 maratona di Valencia 3h19”14”

2024

13/10 maratona di Chicago 3h14’00”

15/12 maratona di Malaga 3h11’21”

La serenità con cui sono arrivata al giorno della maratona è stata ancora una volta la mia forza. Sono arrivata pronta ma anche ben predisposta ad affrontare la gara. Credo di avere imparato che non si può avere paura di praticare lo sport di cui si è appassionati. Al massimo possono esserci incertezze, ma paura no, la gara la si affronta con gioia. Ed è con questo spirito che ho affrontato la mia diciottesima maratona.

,
ASICS SaintéLyon

Post correlati

Chicago Marathon

Ancor prima di partire sapevo che ci sarebbe stata una vita pre e una post Chicago. Il viaggio in America e la maratona sarebbero stati lo spartiacque degli eventi. Non…

La Filippide

Ci sono viaggi, gare, trasferte, che organizzi con mesi e mesi di anticipo. Poi c’è l’eccezione che conferma la regola. C’è la trasferta mezza improvvisata, con un volo preso quasi…

Rotterdam Marathon

Non c’è delusione né rabbia. C’è consapevolezza di aver dato tutto quello che il mio corpo era in grado di dare in quella circostanza, durante la maratona di domenica scorsa.…