Manca ormai poco più di un mese all’appuntamento con la Valencia marathon ed è tempo di lunghi. Per il lungo di domenica 15 ottobre ho scelto uno scenario alternativo al parco di Monza: la 30km della Parma marathon. Quale occasione migliore per una trasferta di gruppo?
Ho alle spalle un altro lungo di 30km di due settimane fa, ma è come se così non fosse, mi sento bene. La conferma sono i complimenti del coach per il buon ritmo tenuto in quell’ultimo lungo e di tutta risposta mi propone una sfida per i 30km di Parma. Il piano d’attacco prevede una lenta e graduale progressione:
5km a 5’30’’ – 20km a 5’20’’ – 5km a 5’10’’
Sono proprio quegli ultimi 5km che mi spaventano. Con 25km sulle gambe aumentare il passo sul finale sarà un’impresa possibile?
Se vuoi qualcosa che non hai mai avuto, devi fare qualcosa che non hai mai fatto.
Non ci sono parole più vere che quelle pronunciate da Thomas Jefferson, quindi, devo spingere in quegli ultimi 5km come mai prima.
Domenica mi trovo alle 5:45 al solito parcheggio prima di una trasferta tutti insieme, la partenza è prevista alle ore 6. Svegliarsi così presto di domenica mattina dovrebbe essere illegale, ma noi siamo tutti belli svegli e (quasi) pimpanti. Si parte. In poco più di un’ora siamo a Parma, dobbiamo andare a ritirare i pettorali, ma prima, sosta per il caffè. Ed è in questo momento che ci rendiamo conto di quanto sia tardi. Ci manca solo la colonna sonora di Psyco a incorniciare le nostre espressioni. Sono le 8 e alle 8:30 parte l’ultimo bus navetta per arrivare alla partenza della 30km, partenza che corrisponde al 10° km dei maratoneti. La nostra corsa ha inizio ora, o forse abbiamo solo ottimizzato i tempi per il riscaldamento. Arriviamo all’expo e ovviamente c’è coda per il ritiro dei pettorali, ma riusciamo a cavarcela abbastanza in fretta, i minuti passano e ci dobbiamo ancora cambiare e portare le borse al deposito. La vestizione pre-gara è una sorta di rito per me: preparare il marsupio con i gel che mi serviranno in gara, cerare di attaccare il pettorale il più possibile dritto alla maglia societaria utilizzando le mie super mini calamite, indossare le mie calze a compressione preferite CompessSport per poi calzare le Wave Sky di Mizuno che mi daranno la giusta ammortizzazione mista a quel tanto di reattività che tanto mi piace sentire dalle scarpe da running nelle corse più lunghe. Ciò che non serve si appallottola e si butta alla rinfusa nella sacca da consegnare al deposito prima di correre contro il tempo. Missione compiuta: contro ogni pronostico riusciamo a prendere la navetta in tempo. Nella confusione generale un mio compagno di squadra ha perso il chip da allacciare alle stringhe. La prende con filosofia ed è il primo che comincia a sdrammatizzare scherzandoci su. Siamo alla nostra partenza, ci siamo quasi, ma non si può partire senza fare qualche foto ricordo!
Mentre muovo i miei primi passi mi ripeto “Sara vai piano, risparmiati per dopo, c’è tempo per accelerare”. Si tratta di una questione di strategia, prevenire le difficoltà per non farsi mettere al tappeto. Decido di impegnarmi e rispettare le indicazioni del mio coach. In questo modo riesco a correre più spensierata, almeno nei primi km, mi guardo intorno e mi godo il paesaggio. Nel riscaldamento mi aggrego al gruppo di palloncini che tengono il mio passo, 5’30’’. 5km fan presto a passare, ed è subito tempo di aumentare il passo, si passa ai 5’20’’. Raggiungo alcuni dei miei compagni di squadra e si procede insieme. Mi sento bene, la temperatura a poco a poco si alza e raggiungiamo un clima ideale per correre, con un tiepido sole che scalda e illumina la campagna che ci circonda. Le sensazioni continuano ad essere buone, e i km macinati aumentano.
Quando arriva il momento di fare sul serio mi concentro e cerco di centrare l’obbiettivo: inizio ad allungare il passo. Capisco che ho abbastanza forza per fare la progressione finale, posso correre quegli ultimi 5km a 5’10’’. Le gambe ci sono, la testa anche, non c’è nulla che possa ostacolare il mio finale di gara. Corro con tutta la motivazione e le energie che mi rimangono, voglio mettercela tutta. Ecco che si rientra in città, ancora un km e ci siamo. Aumento ancora, cerco di fare lo sprint finale, vedo l’expo village che si fa sempre più vicino, e inizio a calpestare il mio red carpet, il tappetto che accompagna noi atleti al traguardo finale, sotto l’arco d’arrivo. Poco importa che sia blu e non rosso, ciò che conta sono le emozioni che accomunano questi due tappeti: l’emozione provata da parte di chi li calpesta, l’emozione di un attore che sta per presentare il suo prossimo film, e l’emozione provata da un runner che sta per raggiungere un traguardo magari atteso e sognato da molto tempo. Chiudo questi 32.195km in 2h49min con un passo medio di 5’15’’. Sono sod-di-sfat-ta, ho raggiunto il mio obbiettivo senza soffrire e senza avere problemi, forse anche favorita da un percorso lineare e prevalentemente pianeggiante. Correre a Parma è stato un ottimo test per la preparazione alla maratona di Valencia. Oggi ho dimostrato a me stessa che nessun limite è insuperabile e nessuna impresa impossibile. quindi da qui proseguo più consapevole e forte di prima: Valencia, sto arrivando!